Giovanni Caccamo: «Ci salverà la gratitudine»

Il cantautore è stato ospite ai talk della mostra di Cosmopolitan alla Fabbrica del Vapore, a Milano, dove ha recitato un monologo dedicato alla gratitudine, per ricordare che l'identità è anche il rapporto che ci lega agli altri

Giovane cantautore siciliano, Giovanni Caccamo ha partecipato alle conversazioni nel salotto di #CosmoIAM, a Milano, domenica 5 marzo, dove ha affrontato il tema dell'identità non solo come convivenza con noi stessi, ma nella sua accezione di rapporto con gli altri. Lo ha fatto in modo inedito, leggendo un monologo autografo, sul tema della gratitudine.

Il monologo di Giovanni Caccamo

«Immaginiamo la nostra vita come una navicella spaziale di cui noi siamo i piloti al comando: ogni mattina ci alziamo, apriamo gli occhi, entriamo nella sala di controllo e ci sediamo di fronte alla plancia. Davanti a noi vediamo cento pulsanti luminosi di cui, mediamente, novantacinque verdi, accesi, e cinque rossi, spenti. I cinque pulsanti rossi rappresentano i problemi, più o meno rilevanti, che quotidianamente catturano la nostra attenzione e inquinano le nostre giornate: un litigio, un problema lavorativo, il desiderio di una condizione economica migliore, il mancato raggiungimento di un traguardo, una malattia cronica, la perdita di una persona cara, la bramosia di successo o di possesso. Queste cinque luci rosse si traducono emotivamente nella causa della nostra latente infelicità. Un giorno, seduti come al solito al nostro posto di comando, ci accorgiamo che uno dei novantacinque pulsanti, da sempre illuminati di verde, è improvvisamente diventato rosso: il pulsante della libertà. Un’inattesa pandemia ha costretto l’intera umanità all’isolamento.

Quel pulsante, che davamo per scontato e a fatica ricordavamo esistesse, si è trasformato in un inedito e complesso problema in grado di mandare in tilt l’intero sistema, facendo sorgere dentro ognuno di noi desideri che prima erano azioni del tutto usuali: fare una passeggiata, andare a cena con gli amici, abbracciare una persona cara. La domanda che mi pongo, quindi, è: “Perché non ho mai valorizzato il pulsante della libertà prima d’ora? Perché non ho mai dato la giusta importanza a quei piccoli gesti?”. Adesso, di fronte alla nuova condizione della mia plancia, ho due possibilità: continuare a concentrarmi sui pulsanti rossi lamentandomi per ciò che non ho, oppure cambiare prospettiva, cambiare punto di vista e iniziare ad avere consapevolezza, gratitudine e riconoscenza per tutti i pulsanti verdi, imparando a dare loro identità e valore.

Per farlo in modo semplice, accorre in nostro aiuto un esercizio di visualizzazione: quando ci rendiamo conto che i pensieri negativi iniziano a polarizzare la nostra mente e la nostra emotività dobbiamo fermarci e sederci, chiudere gli occhi e osservare con attenzione cosa sta succedendo: “A quali pulsanti sto concedendo la possibilità di rendermi infelice?”. Una volta identificati e dato loro un nome, mettiamoli un momento da parte e concentriamoci sui pulsanti verdi: ho una casa dove poter vivere, sono in salute, vivo in una nazione senza guerra, il sole riscalda la terra, mia madre è viva. Adesso iniziamo, uno dopo l’altro, a spegnere questi pulsanti trasformandoli in rossi, connettendoci emotivamente con quello stato d’animo. Spengo il pulsante della mia casa: non ho più un luogo dove poter abitare. Spengo il pulsante della mia salute: il mio corpo e la mia mente vacillano. Spengo la pace: di colpo intorno a me appaiono missili e bombe. Spengo il sole: l’atmosfera inizia a crollare e a ricoprire il pianeta con ossigeno, idrogeno e altri gas solidificati. Spengo mia madre: ne vivo la perdita e il lutto. 

Ci ritroveremo a questo punto in uno stato emotivo di collera e disperazione. Dopo qualche minuto, volgendo lo sguardo alla nostra destra, scorgeremo una grande leva con scritto reset che, una volta abbassata, ci consentirà di ritornare immediatamente alla condizione di partenza. Ci accorgeremo così di come i pochi pulsanti rossi che minacciavano la serenità della nostra giornata fossero in fondo problemi relativi e torneremo a sorridere. Imparare a esercitare quotidianamente la gratitudine per ciò che ci è concesso e donato ci aiuta a sentirci amati e di conseguenza ad amare. Solo nell’essere formica trovo pace, solo nell’essere nota di passaggio nell’armonia universale alleggerisco la mia anima e la mia mente dai pesanti macigni dell’accumulo, dell’avarizia, dell’egoismo, della corsa, dell’illusoria immortalità e mi riapproprio del mio respiro. Respiro con coscienza, abito il mio respiro, abito le mie emozioni.

Cambiamento oggi significa riscoprire le nostre radici, vivere un tempo lento più vicino alla nostra natura umana e all’alternarsi delle stagioni; una vita di dialogo, di silenzio, al servizio della luce, della bellezza e di una coscienza collettiva; essere consapevoli di chi siamo e individuare il nostro posto nel mondo; passare da una spiritualità fondata sulla richiesta a una spiritualità fondata sulla gratitudine».

 

FONTE: COSMOPOLITAN

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