Sappiamo che la gratitudine fa molto bene. Non si tratta solo di quel benessere psicofisico che in generale arriva dai pensieri positivi. C’è molto altro..
Ma ...
Purtroppo esiste l’ingratitudine, un male antico, genetico e nessuno di noi se ne può dichiarare immune.
E sempre stato centrale nella grande Letteratura, come nel grande Cinema, da Hollywood al neorealismo italiano ed è sicuramente una delle disposizioni umane, con tutte le sue ombre, più evocate e più narrate.
È ancora d’attualità con tutte le ferite che apre, in un tempo nel quale tutti abbiamo fretta e facciamo fatica a ricordare.
Ricordiamo che una volta che si inizia a diventare generosi, lo sarete per sempre.
E l’antidoto alla ingratitudine resta l’allenamento ed è per questo che bisogna allenarsi a fare del bene per essere più forti a sopportare l’ingratitudine.
Proprio come avviene con il nostro fisico: se imparate a camminare (e quanto fa bene…), a un certo punto sarà il vostro organismo a chiedervi di fare questa attività fisica. Sempre, ogni giorno. E tutto ciò avviene anche con la generosità: una volta saliti sul suo autobus, non ne potrete più scendere. Può diventare per noi uno stile di vita dove tutti nè beneficeranno
La gratitudine migliora la salute il ritmo cardiaco e riesce anche a normalizzarlo quando non è regolare come dovrebbe. Aumenta gli ormoni utili a rallentare il nostro invecchiamento, e in questo senso è perfino utile per tenere allenate e in forma le nostre facoltà cognitive. Rafforza il nostro sistema immunitario, e in quanto tale è una forma di preziosa prevenzione., secondo una serie di studi scientifici pubblicati dalle migliori università del mondo.
E lungo questa traiettoria, anche la generosità più aperta, più incondizionata, fatta con il maggiore slancio, riceve, in modo quasi magico, la sua giusta ricompensa. Lo ricorda, in una frase che potrebbe sembrare piuttosto rozza ma è molto efficace, lo scrittore realista Victor Hugo, quando scrive, a proposito della generosità: «Mentre la tasca si svuota, il cuore si riempie». Ecco, dunque, il cerchio che si chiude, e anche il benefattore anonimo ritrova il riconoscimento al valore del suo gesto. Attraverso l’amore che produce altro amore e non può non rendere felici